Enogastronomia

'Andar per frasche, andar per osmize'

Fondamentale è per gli osmizzeri, gestori dei locali tipici, segnalare in modo evidente la presenza della "locanda" con un ramo lungo la strada. I contadini del Carso triestino usano a turno aprire le loro cantine e appendere dei rami raccolti, mazzi di erbe per l'appunto, vicino all'abitazione in posizione strategica e con una freccia rossa per indirizzare gli avventori verso le case stesse; nella città di Trieste il detto "andar per frasche" sta proprio a significare andare a bere il vino nelle osmizze (od osmize).

"Andar per frasche, andar per osmize" equivale anche a cibo e vino semplice ma genuino. Quando il tempo lo consente si può degustare all'aperto nei giardini; i cibi vengono serviti semplicemente su vassoi di cartone. Si possono assaporare alcune specialità tipiche della zona, ossocollo e pancetta, prelibati salumi, formaggi, il famoso prosciutto cotto tagliato a mano. I locali atti ad accogliere i turisti e i viaggiatori in genere sono le cantine e i giardini delle case, adattati con tavoli e panche di legno per far accomodare e intrattenere gli ospiti.

Le osmize oltre a permettere la degustazione di prodotti tipici del territorio come le varietà di vino Terrano, Vitovska, Malvasia, fanno respirare un'aria decisamente allegra; infatti vengono intonati i canti tradizionali in dialetto triestino accompagnati da chitarra o fisarmonica. L'osmiza consente anche di socializzare dato che tra gli astanti è consuetudine parlare a voce alta e coinvolgere i vicini di tavolo nei discorsi.


Nella foto: vigna dell'altopiano del Carso, Trieste.

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