Enogastronomia

La Jota: la squisita minestra di Trieste

Tante le varianti e le influenze dei territori limitrofi in cui potrete degustare questo piatto: ma sta di fatto che la Jota rimane una specialità culinaria tipica di Trieste

Nell’immaginario collettivo italiano non c’è spazio per il piatto chiamato la "Jota. Forse non se ne parla a sufficienza e non se ne conosce la storia appena passato Monfalcone. Eppure, è un piatto tipico di Trieste e di tutto il suo territorio, un cibo che fa vedere, più di ogni libro di storia, il suo forte, fortissimo, legame con il Centro Europa. E gli ingredienti? I "capuzi garbi”, che identifica il cavolo cappuccio, che non è propriamente il crauto, usato in altre versioni, fagioli e patate. Ma anche tocchi di maiale. Non è tecnicamente un piatto povero anche se a volte viene utilizzato l’osso del prosciutto, che non ha mai tanta carne, e comunque il grosso è costituito da quello che era rimasto nella dispensa. Per i cuochi più raffinati ecco che la componente del suino viene presa dalle salsicce di "cragno”, un insaccato sloveno, affumicato al faggio, cosa che amplia, anche in questo caso, la internazionalità della ricetta. La Jota è tipicamente invernale, una minestra mangiata molto calda e quindi si può ben identificare come un piatto stagionale, anche se nei ristoranti viene proposta praticamente sempre. E mentre in altre regioni c’è spesso la discussione delle variazioni storiche del proprio piatto tipico, ecco che la Jota ha come caratteristica, riconosciuta, l’aver mantenuto una unicità da almeno mezzo millennio, da quando dall’America arrivarono le patate, che insaporirono ancor di più la jota. Insomma, a Trieste la tradizione viene servita calda.


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